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LA FISIOTERAPISTA


di gioviaf
27.02.2020    |    11.240    |    5 9.6
"“Adesso togli il perizoma e rimani a gambe larghe”, lei ubbidì; le legai la corda alla vita facendo il nodo davanti, “Tieniti ben aperte le labbra della..."

Ero da poco andato in pensione e mia moglie era caduta lussandosi la spalla destra e battendo a terra il ginocchio destro per cui era obbligata a portare un tutore che le legava il braccio al petto impedendole ogni movimento e una fasciatura rigida al ginocchio che l‘obbligava a tenere la gamba rigida. Per fortuna un amico mi aveva detto che quando la sua famiglia ne aveva avuto bisogno per un caso analogo, si era rivolto ad una associazione che gli aveva mandato a casa una giovane slovacca qualificata come infermiera e fisioterapista, che si era trovato benissimo trovandola disponibile anche oltre le sue mansioni professionali e che avevano mantenuto con lei buoni rapporti di amicizia.

A mia richiesta l’amico contattò la ragazza che era temporaneamente disponibile e mi diede il numero del suo cellulare per un contatto diretto; la chiamai immediatamente, mi presentai, diedi come referente il nome dell’amico e le illustrai le mie esigenze. Anna, così si chiamava la ragazza, disse di essere temporaneamente libera e diede la sua disponibilità per occuparsi di mia moglie. Prendemmo appuntamento per il pomeriggio stesso e all’ora convenuta si presentò una giovane donna dall’espressione aperta e sorridente, alta, bionda e ben fatta che parlava italiano con un leggero accento straniero.

La feci entrare in camera di mia moglie e gliela presentai, poi le spiegai com’era la nostra situazione di una coppia non più giovane che aveva bisogno di un aiuto in tutti i sensi. Lei capì la situazione e si presentò “Mi chiamo Anna e vengo dalla Slovenia; sono infermiera e fisioterapista diplomata e ho ottenuto l’autorizzazione ad operare anche in Italia. Ho trentacinque anni, non sono sposata e se necessario posso incaricarmi, oltre alla fisioterapia per sua moglie, anche della casa ”.

Guardai mia moglie per avere un cenno affermativo di risposta ma lei mi anticipò “Bene Anna, se mio marito è d’accordo, direi che sei la persona adatta per le nostre esigenze. Io ho bisogno di fare fisioterapia e lui necessita di una persona che si interessi dell’andamento di casa, insomma una donna a pieno titolo per fare da mangiare, pulire la casa e tutte quelle cose che facevo io. Insomma ci occorre una fisioterapista governante che si possa occupare di tutto. Dicci qual è lo stipendio che ti aspetti di ottenere e vediamo se ci troviamo d’accordo”.

Anna disse la cifra che si faceva pagare come fisioterapista e poi aggiunse quanto voleva per le altre prestazioni e l‘orario in cui si rendeva disponibile per noi; a noi andava bene e anche il suo orario di lavoro proposto cioè dalle nove del mattino alla nove della sera che copriva l’arco della giornata in cui avrebbe fatto fisioterapia a mia moglie e poi accudito alla casa fermandosi a mangiare, naturalmente, con noi per pranzo e cena e andando a casa sua solo per dormire.

Messici d’accordo sulle sue mansioni e sul trattamento economico, la ragazza chiese del bagno per potersi cambiare e poco dopo tornò in camera con il camice bianco per svolgere le sue funzioni di fisioterapista. Mi fermai a guardare e la vidi, con pochi gesti professionali, spogliare mia moglie della camicia da notte lasciandola nuda, toglierle il tutore e toccarle la spalla chiedendo sempre se dove toccava provocava dolore o meno per poi passare al ginocchio con le stesse modalità per avere altre informazioni che evidentemente erano utili per il suo operato.

Dopo un’oretta circa fece indossare nuovamente il tutore e la camicia da notte a Miki e chiese di andare in bagno per lavarsi le mani e cambiarsi. L’accompagnai in bagno per darle un asciugamani da ospiti e intanto lei aveva già iniziato, con naturalezza, a sbottonare il camice lasciando intravvedere un corpo ben fatto e tonico con un seno piccolo e lunghe gambe che sostenevano un sederino alto e sodo. Uscii e la lasciai sola.

Mi raggiunse in camera dove stavo scambiando le impressioni con mia moglie che, anche lei, si era fatta una favorevole opinione di Anna, quando mi chiamò per chiedere se poteva lasciare il camice da noi assieme alle creme da usare per i massaggi e a tutto ciò che ritenesse utile per mia moglie. Naturalmente la risposta fu positiva e allora, dopo aver salutato mia moglie, se ne andò.

L’indomani mattina alle nove arrivò mentre mia moglie stava svegliandosi e stato per farla alzare per accompagnarla in bagno; Anna mi fermò dicendo che quelle erano mansioni di sua competenza e di attendere solo un attimo per avere il tempo di cambiarsi. Entrò in bagno e non sentii chiudere la porta infatti stava parlando e chiedeva se Miki avesse dormito bene e se si fosse svegliata per il dolore e tutte quelle cose che di solito si chiedono alle persone afflitte da qualche dolore.

Poi venne a fare alzare mia moglie e la portò in bagno “Adesso noi donne dobbiamo fare cose piuttosto intime e riservate”. Me ne andai in salotto. Seppi poi che aveva fatto la doccia a mia moglie dopo essersi spogliata per entrare con lei nella cabina che per fortuna è molto ampia. Miki mi confermò che aveva un bel corpo tonico , che era depilata e che aveva il seno piccolo con capezzoli che in compenso erano molto grandi e allungati, che non ci aveva pensato due volte a lavarla davanti e dietro infilando le dita tra le chiappe per lavarle il buchino e fra le labbra per lavare la vagina anche dentro.

Finito la terapia Anna tolse il camice e indossò una gonna a metà coscia con una maglietta iniziando a rigovernare casa mentre io uscii per andare a comprare per il pranzo e la cena. Al rientro andai a scambiare due parole con mia moglie che mi parlò della fisioterapista: di come fosse spigliata per accudirla anche nelle cose più intime, di come non si preoccupasse di mostrarsi nuda davanti a lei, di come parlasse mentre faceva la fisioterapia raccontando della famiglia al paese, di come fosse stata invogliata da una collega a venire in Italia dove la sua professione era apprezzata e dove la gente aveva più disponibilità per usufruire dei suoi servizi. Lei era partita da casa per venire da noi, aveva iniziato a fare la fisioterapista e al momento aveva sempre avuto lavoro per la sua competenza e serietà professionale.

Tutto ciò era molto interessante ma ci incuriosiva anche quello che non ci aveva raccontato: come mai fosse così spigliata nei rapporti con mia moglie denudando sia Miki che se stessa per entrare insieme sotto la doccia, come mai andasse con le dita dentro l’intimità di mia moglie, voleva solo lavare o ne traeva piacere? Come mai si era mostrata a me senza camice solo in reggiseno e perizoma? Era una svista o una cosa voluta per mettersi in evidenza la sua disponibilità?

Due giorni dopo ebbi la possibilità di capire che tipo fosse.

Aveva preso l’occorrente per stirare e indossava la mini con un top che finiva poco sotto il seno. Notai che l’elastico del perizoma era molto alto il vita superando il bordo della gonnellina. Mentre stirava dimenava le gambe strisciando le cosce e notai che i capezzoli erano diventati lunghi e duri. Le chiese “Ma non ti dà noia il perizoma così tirato fra le gambe? Penso che sia piuttosto fastidioso sentirsi qualcosa che sfrega in punto così sensibili”. “In effetti sentirmi qualcosa fra le labbra che mi irrita in una parte così sensibile è piuttosto fastidioso ma lo faccio perché mi ricorda come ci divertivamo da ragazze io e le mie sorelle a tirarci le mutandine in alto per sollecitarci le parti intime. Così ho adesso lo faccio sempre e mi sento ritornare ragazza. Certo mi irrita ma mi da un certo piacere“.

“Lo vedo dai tuoi capezzoli che sono diventati lunghi e mi sembrano anche induriti”, così dicendo allungai una mano e le presi i capezzoli tra le dita. Strinsi fra pollice e indice facendo ruotare le dita mentre tiravo. Non ebbe nessuna reazione se non quella di un gemito. Strinsi di più i capezzoli e li torsi con forza. Aprì la bocca per respirare affannosamente e spinse il petto verso le mie mani. Alzai la maglietta, sotto non aveva il reggiseno e i capezzoli svettavano dalle areole rosate come la falange del dito, li ripresi fra le dita e li tirai torcendoli con forza e cattiveria. “Siii, cosiii, fammi male che mi fai godere” e intanto fregava le cosce “Mi sto bagnando…”.

Senza parlare liberai un capezzolo e infilai la mano fra le cosce, salii in alto fino a sentire la carne calda e bagnata e, arrivato al clitoride lo presi fra le dita per strizzarlo. Aveva le lacrime agli occhi per il dolore che le provocavo sopra e sotto ma continuava a guardarmi e a sospirare gemendo con parole che non comprendevo.

Avevo a che fare con una masochista e sicuramente ne avrei approfittato.

Le feci togliere anche la mini lasciandole solo il perizoma al quale avevo tirato l’elastico in alto oltre i fianchi facendo finire la parte sottostante ben dentro le labbra della fica in modo da premere fortemente sul clitoride e sul buchino che furono così irritati e doloranti.

“Continua a stirare” ordinai “E non sognarti di spostare il perizoma”. In una scatola avevo ancora un rimasuglio di corda da stendere e la presi. “Adesso togli il perizoma e rimani a gambe larghe”, lei ubbidì; le legai la corda alla vita facendo il nodo davanti, “Tieniti ben aperte le labbra della fica”, passai l’altro capo della corda ben tesa fra le gambe facendo in modo che passasse esattamente sul clitoride e poi fra le labbra della fica fino strusciarla sul buco del sedere e la fissai alla parte che le avevo legato in vita.

Era impossibilitata a darsi anche il minimo sollievo dalla corda che le irritava le parti sensibilissime tra le gambe ma malgrado ciò volli pensare anche ai capezzoli. Presi le mollette da stendere e le applicai in modo che le stringessero facendo molto male; infatti gemeva ma non osava fiatare o ribellarsi e ne approfittai per farle aprire la bocca e, infilate due dita dentro, tirai fuori la lingua alla quale applicai altre mollette.

La feci girare su se stessa per vedere se potevo fare qualcosa ancora ma non mi venne in mente nulla e allora la spinsi in camera da mia moglie “Tesoro, guarda com’è carina la nostra Anna. Non ti sembra che cos’ sia molto meglio del solito? Hai qualche consiglio da dare in merito?”. “Beh, già che ci sei perché non facciamo qualcosa per il suo bel culetto? Mi pare che tu te ne sia dimenticato”.

Le diedi un paio di sculaccioni tanto forti che face due passi avanti, poi la feci mettere in ginocchio sulla poltrona e iniziai a sculacciarla fino a farle venire il sedere rosso come quello delle scimmie. Quando ne ebbi abbastanza le levai le mollette dalle lingua “Adesso ringrazia per le attenzioni che ho voluto riservarti”. “Grazie Signore per avere voluto rivolgermi le sue attenzioni e per avermi fatto capire quanto questo le abbia dato piacere. Io sono sempre a sua disposizione per qualsiasi cosa le potrà dare piacere. Mi consideri la sua schiava, sua e della signora, in qualsiasi momento. Lei mi ha fatto godere infinitamente e di questo le sono fortemente grata, non mi era mai capitato che una persona capisse i miei desideri in così poco tempo. Le devo essere grata e congratularmi con lei. Qualsiasi cosa lei decida di farmi sappia che sarà a me gradita sia per il dolore che per le umiliazioni che sopporterò per il suo piacere”.

Mia moglie doveva andare in bagno “Anna devo fare la pipì, accompagnami”, “Subito signora”. Aiutò mia moglie ad alzarsi e l’accompagnò in bagno. Seppi poi da mia moglie che dopo averla fatta Anna le chiese se poteva asciugarla con la lingua al che mia moglie acconsentì approfittandone per rilasciare le ultime gocce direttamente sulla sua lingua.

Capimmo che avevamo a che fare con una lesbica con il comportamento da schiava disposta a tutto pur di godere delle nostre malvagie attenzioni per soddisfare i suoi desideri col dolore e con le imposizioni anche le più crudeli.

Da qual momento ogni occasione era buona per punizioni umilianti e dolorose; appena arrivava si spogliava per presentarsi completamente nuda a me o a mia moglie e noi provvedevamo a inserirle nel culetto un plug fornito di una coda formata da varie strisce di stoffa che ci divertivamo a tirare forzando così l’uscita del bulbo dal suo buchino. Per i capezzoli avevamo vari tipi di pinzette anche con dentini che segnavano la carne. Poi, un nostro divertimento consisteva nel strizzarle il grilletto torcendolo fra indice e pollice e questo la faceva godere pazzamente mentre dagli occhi le scendevano i lacrimoni causati dal dolore.

Insomma era diventata il nostro divertimento e mia moglie mi raccontava che quando io ero assente Anna la pregava di lasciarsi adorare con carezze, baci e slinguate su tutto il corpo.
Mi diceva anche di quanto le piacesse pulire bene la sua fica dopo che lei aveva fatto pipì e quanto amasse continuare a leccargliela dopo averla fatta venire assaporando tutti i suoi succhi vaginali.

Per quanto mi riguarda aveva messo subito in chiaro che non avrebbe mai avuto contatti sessuali con me ma che era sempre anche a mia disposizione per ogni punizione e umiliazione volessi farle subire.

Purtroppo anche tutte le belle cose vanno alla fine e, terminato il periodo di riabilitazione di mia moglie Anna ci lasciò. Adesso ogni tanto ci telefona per comunicarci di avere una serata libera… se avessimo voglia di divertirci lei sarebbe disposta a venirci a trovare.


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